Il Contatto nello Shiatsu

Di Douglas Gattini. Copyright. Reg. SIAE.

 

(Contatto. Dal latino: contactus – di constingere, toccare-, il toccarsi reciproco di due corpi)

“Siamo come pachidermi,
tendiamo le braccia l’uno verso l’altro,
ma è fatica sprecata.
Riusciamo appena a sfregare l’uno
contro l’altro le nostre ruvide pellacce.
Siamo molto solitari”

Buchner (scrittore tedesco, 1813-1837)

 

Ogni discordo ha inizio dall’assenza di parola, ogni viaggio ha inizio dal punto sul terreno dove sono fermi i nostri piedi, ogni trattamento Shiatsu ha inizio dall’assenza di pressione, dalla quiete di un primo contatto.

Il contatto nel trattamento Shiatsu sta ad indicare quell’appoggio leggero, quasi impercettibile,  della mano sul corpo del ricevente, quel tocco che sta quasi a sfiorarlo e che esclude ancora l’atto pressorio. Il contatto non è ancora trattamento Shiatsu, ma è già Shiatsu, perché è il primo passo, necessario e obbligato, per stabilire una corretta interazione tra i due soggetti. Creare un contatto all’inizio del trattamento Shiatsu vuol dire annunciare la propria presenza, un rituale importantissimo che avrà un’influenza determinante nel tipo di lavoro che si svilupperà da quel momento in poi. E’ quindi fondamentale che tu faccia estrema attenzione a rispettare questo momento speciale del rapporto tra te e il tuo ricevente.

Immagina di essere invitato a cena da amici, hai fame e sete. Quando arrivi a casa loro trovi il cancello chiuso, tenti di aprirlo, ma non riesci, dai dei calci alla serratura, poi finalmente in macchina ricuperi un piede di porco. Abbatti il portone, stessa cosa con la porta di casa, attraversi le stanze senza guardare in faccia nessuno e ti dirigi in cucina. Lì pigli un antipastino e lo inghiotti, apri il frigo, stappi una bottiglia e bevi dei sorsi a gran velocità. Poi saluti i padroni di casa e ti predisponi per la cena alla quale sei invitato.

E’ pazzesco, eppure la stessa cosa può succedere al momento dell’avvio di un trattamento Shiatsu privo di “tatto”, privo di“con-tactus”. La stessa mancanza di “tatto” può evidenziarsi cioè quando chi pratica il trattamento non tiene conto delle possibilità che ha il ricevente di farci entrare nel suo corpo, ma è invece solo preoccupato di eseguire il “suo” trattamento.

Torniamo allora alla nostra storia. Arrivi a casa dei tuoi amici, suoni il citofono, ti viene chiesto chi sei, annunci la tua presenza, vieni riconosciuto, ti viene aperto il cancello (quindi ti è permesso di entrare), ti avvicini alla porta di casa, sei riconosciuto e vieni invitato ad entrare. Saluti e si stabiliscono i primi convenevoli per poi aprire la conversazione in soggiorno. Dopo qualche tempo i padroni di casa, indaffarati per la preparazione della cena, ti chiedono se per favore puoi prendere una bottiglia nel frigo e offrire da bere a tutti. Cosa ti sembra? E’ davvero molto diverso!

Ricordati quindi che nessun trattamento Shiatsu può avere inizio senza prima aver eseguito un attento contatto, che vuol dire proprio sapersi presentare al nostro interlocutore, farsi riconoscere e chiedere il permesso per entrare con la pressione, unica modalità ammessa per far giungere davvero lo Shiatsu in profondità. Devi rassicurare il tuo ricevente, fargli sentire che, in quanto suo ospite, non hai assolutamente alcuna cattiva intenzione nei suoi confronti e che, anzi, è tuo dovere fare solo attenzione nei suoi riguardi.

Le continue aggressioni forse ci hanno fatto venire davvero una “pelle da pachiderma”, ci siamo fatti il callo per soffrire di meno! Il contatto può restituirci una pelle di seta, capace comunque all’occorrenza di difenderci in maniera adeguata: che grande insegnamento di vita!