80 – Lo Shiatsu della sciamana

Ancora tredicenne, durante un’estate, mi capitò di andare a trovare mio padre nel nord del Cile, vicino alla frontiera con la Bolivia, sulle Ande.
Da un po’ di tempo si era trasferito lì per lavoro.
Il territorio della “quebrada” (kanyon) di Tarapacà era sicuramente affascinante non solo per i paesaggi, ma anche per come gli indios erano riusciti a costruire la loro antica civiltà Inca*.
Un giorno fui invitato da un perito agrario a visitare a cavallo un paese ancora privo di strada, il primo che si trovava salendo verso la cordigliera.
Infatti eravamo accampati nell’ultimo paese dove lo Stato era arrivato a costruire le strade per l’automobile.
Era la prima volta in assoluto che montavo a cavallo.
Il primo tratto fu bellissimo: si passava accanto al fiume e tutto sommato il terreno presentava una modesta salita.
La faccenda si complicò, per non dire che divenne per me drammatica, quando il sentiero si trasformò in una salita ripida, rocciosa e scivolosa, spesso con il precipizio in agguato a pochi centimetri del sentiero.
Io ero veramente impaurito come mai nella mia vita e il cavallo, poveretto, oltre alla fatica per la salita, doveva sopportare uno pseudo cavaliere in preda al panico.
Finalmente arrivammo al paese di destinazione e il mio accompagnatore, vedendomi sconvolto anche per l’altitudine e la conseguente diminuzione di ossigeno, decise di portarmi subito da nonna Guacolda (nome tipicamente indio), la sciamana del paese, la quale mi mise subito le mani sulla testa, poi mi sdraiò sulla schiena e cantò un’orazione facendomi delle pressioni palmari sulla colonna.
Dopo circa mezz’ora nonna Guacolda mi disse che potevo alzarmi.
Mi sentivo veramente bene, più tranquillo, e mi era passato anche il capogiro sopraggiuntomi nell’ultimo tratto di strada.
Al ritorno ebbi molta più fiducia in me stesso e in questo stato, a differenza dell’andata, potei dare tutta la mia fiducia al cavallo.
Lui se ne accorse subito.

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